I Måneskin sono diventati un clamoroso caso di successo musicale e discografico extra-italiano ed extra-europeo per un insieme di motivi che vanno oltre la pura capacità di scrivere canzoni e comporre musica: per il loro pubblico di riferimento* sono sicuramente divertenti dal vivo, rappresentano una novità dal punto di vista dell’offerta musicale… e attizzano molto le studentesse americane ventenni, ma anche le meno giovani italiane appartenenti alla Generazione X.
Personalmente ritengo un po’ stupido giudicare i Måneskin considerandone solamente l’aspetto “musicale”. Condivido il pensiero di Manuel Agnelli (loro “giudice” e mentore a X-Factor), sentito in una recente intervista: “Chi paragona i Måneskin ai Sonic Youth, non ha capito un cazzo. La chiave di lettura dei Maneskin è il loro talento performativo, la loro freschezza e il fatto che in questo momento rappresentano il contemporaneo. Non ha senso l’analisi musicale dei Maneskin, ma ha senso capire il fenomeno Maneskin.”.
Qualcuno sostiene che tutto questo successo mediatico e di pubblico del fenomeno Måneskin stia già portando conseguenze benefiche anche al settore musicale italiano in generale: molti giovani stanno imparando a suonare uno strumento, ad apprezzare un altro genere musicale che oggi non ha tantissima visibilità e magari anche a scoprire per la prima volta gruppi e artisti indicati come riferimenti musicali della rock band romana.
Chi lo sostiene, avrà sicuramente dei dati quantificabili a supporto di queste note positive; personalmente non credo tanto al fatto che la maggior parte dei fan vada a curiosare tra le loro influenze musicali o le evidenti assonanze.
Ad esempio, chissà quanti tra i fan della band saranno andati ad ascoltare e avranno apprezzato F.D.T., la canzone del duo torinese Anthony Laszlo che aveva generato le immancabili (e un po’ insensate) accuse di plagio, in occasione dell’ultimo Festival di Sanremo vinto dai quattro rocker capitolini.
La somiglianza tra Zitti e Buoni e il pezzo di Anthony Laszlo per me è abbastanza evidente; come pure mi sembra però evidente che F.D.T. e il progetto di Anthony Laszlo siano qualcosa di più vero e genuinamente anarchico rispetto alla personale versione del rock confezionata dai Måneskin nella loro produzione artistica/musicale.
Da ciò deriva a mio parere l’insensatezza di certi accostamenti tra prodotti musicali profondamente diversi concettualmente e strategicamente.
Però in alcuni casi secondo me avrebbe senso avventurarsi nella recensione musicale degli album dei Måneskin: ad esempio, in risposta a chi entra nel merito del valore di quelle canzoni decantandone qualità artistiche originali, innovative e rivoluzionarie. Perché, diciamoci la verità, quello che si ascolta ad esempio nelle 8 tracce un po’ noiose di Teatro d’Ira – Vol. 1, ha veramente poco di originale o innovativo e quasi niente di rivoluzionario.
Qualità e originalità musicale a parte, il prodotto Måneskin ha dimostrato finora di funzionare perfettamente: progettato, posizionato e gestito molto bene nel mercato musicale odierno. Il suo opinabile valore musicale è solo una componente, molto probabilmente neanche la più rilevante, di tutto il pacchetto.
B(r)and Against the Machine!
Il posizionamento, in particolare, mi è sembrato l’aspetto veramente originale del brand Måneskin: il loro è un rock contaminato da diverse fonti musicali (Led Zeppelin, Red Hot Chili Peppers, Rage Against the Machine, il funk, ma anche qualcosa del revival seventies di Lenny Kravitz e dei ritmi rock ballabili di Franz Ferdinand), per un pubblico di riferimento che magari neanche saprebbe citare una canzone dei Led Zeppelin.
Sono sicuramente delle rockstar uniche nella loro atipicità: anticonformisti negli atteggiamenti, ma umili e gentili nei modi di comunicare; visivamente eccessivi nel look e un bel po’ stereotipati nelle performance dal vivo, ma assolutamente contro il cliché del glam-rocker bello, drogato, maledetto e ingestibile.
Danno l’idea di essere diventati dei professionisti seri ed affidabili, oltre che apprezzatissimi nel mercato statunitense, come dimostrano la recente partecipazione al Tonight Show di Jimmy Fallon e la notizia dell’apertura del concerto dei Rolling Stones all’Allegiant Stadium di Las Vegas il prossimo 6 novembre.
I Måneskin avevano più di 46 milioni di ascoltatori mensili su Spotify quest’estate (una mega popstar come Taylor Swift ne contava “appena” 41 milioni circa); fanno parte dei 20 artisti più popolari e sono il gruppo rock con più ascoltatori al mondo sulla piattaforma di streaming svedese. Anche se i dati di Spotify non sono un indicatore esatto della loro popolarità (Apple Music è sicuramente più utilizzata negli Stati Uniti), tenendo per buoni questi dati possiamo però affermare che i Måneskin abbiano un’ottima visibilità acustica.
Una bella spinta gli viene data anche dal mondo di TikTok, dove spopola ad esempio la cover di Beggin’; mentre un altro dato indicativo è ovviamente quello delle classifiche ufficiali in Italia, Stati Uniti e UK.
Non ho trovato dati specifici per capire da chi sia composta esattamente la platea di tutti questi ascoltatori; un po’ più facile è sapere, invece, chi sono i fan dei Måneskin più attivi online…
* Follow Me, Follow Me Now!
Ma qual è dunque il profilo del fan tipico di questo gruppo diventato ormai conosciutissimo (e ascoltatissimo) anche oltre i confini nazionali?
Dopo il successo internazionale all’Eurovision Song Contest 2021, le conversazioni social relative ai Måneskin sono aumentate in maniera spropositata: quasi un milione di post nei 30 giorni successivi alla vittoria. Se si va a monitorare e analizzare il buzz social che riporta alle keyword e ai profili “maneskin e suoi derivati“, si può notare che le persone che chiacchierano in rete appartengono quasi totalmente alla fascia d’età compresa tra 18 e 34 anni, con una prevalenza (quasi 52%) nella fascia 18-24.
Come facilmente prevedibile, visto il sex-appeal che emana il frontman/cantante/autore dei testi Damiano David tra il pubblico femminile, la maggior parte del chiacchiericcio proviene da utenti di sesso femminile (quasi 65%). Se dovessi disegnare l’identikit di un probabile follower tipico, mi immaginerei una studentessa nella costa orientale degli Stati Uniti (in assoluto il maggior Paese di provenienza dei fan dei Måneskin online) o un’artista venticinquenne italiana con la musica come primo interesse.
Come detto, i Måneskin hanno acquisito la status di grandi star internazionali dopo la vittoria a quel tripudio di spettacolo trash che è l’Eurovision Song Contest, nel maggio di quest’anno. Dopo quell’evento, i 5 articoli più condivisi che li riguardava sono stati proprio quelli relativi alla vittoria e alla seguente polemica e bacchettona sul presunto consumo di droga da parte di Damiano. Vicenda subito categoricamente smentita dallo stesso David, con tanto di esibizione del test antidroga, giusto per rimanere fedele a quell’anti-stereotipo della rockstar no-drugs, caratteristica distintiva della loro promessa ai propri sostenitori.
La storia della Musica è piena di casi più o meno eclatanti di fiducia tradita e di connessioni emotive interrotte tra b(r)and e fan (come avevo scritto anche in un altro articolo di qualche anno fa); ma almeno fino a questo momento della loro giovane carriera i Måneskin hanno dimostrato che anche (o forse soprattutto) nel mercato musicale, “fare promesse e mantenerle è un bel modo di costruire un brand.” (cit. Seth Godin).
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