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Immagine del redattoreRiccardo Urso

Bene, ma non "benissimo"...

Aggiornamento: 25 giu 2021

Questo articolo è dedicato ad un libro che consiglio e al concetto e definizione di Marketing.


La newsletter #76 di Minimarketing, a cui sono iscritto e che leggo sempre con interesse e curiosità, era intitolata: “Le recensioni come genere letterario”.

Nella stessa newsletter l’autore associava una frase tratta da Infinite Jest di David Foster Wallace all’attività di lettura delle recensioni per lavoro: “le attività noiose diventano perversamente molto meno noiose se ci si concentra molto su di esse”.


E allora, dopo la lettura agostana di Svuota il carrello. Il Marketing spiegato benissimo di Gianluca Diegoli, mi sono concentrato su alcune recensioni del libro per scrivere la mia breve riflessione sui contenuti, partendo dalla recensione di una recensione.



Francesco Pelliccia (consulente web per “ciò che riguarda la comunicazione online e il digital marketing”) introduce la sua recensione sottolineando quanto sia giusto e utile “partire dalle basi” dell’argomento trattato: “(…) l’autore (ri)parte proprio dalle basi del suo settore, il marketing e, con la scusa di scrivere un manuale di autodifesa per i consumatori che è anche un breviario minimo per aspiranti marketer, sembra ricordare a tutti i markettari (veri o presunti) che ripartire dalle basi è… la base.”.


Concordo con l’opinione di Francesco Pelliccia, ma non penso assolutamente che il testo di Diegoli spieghi le basi del marketing. Penso che in “Svuota il carrello” si spieghi “benissimo” qualcos’altro che non è “il Marketing”.


Molto spesso lo si confonde con la comunicazione, la pubblicità, il packaging… ma, il Marketing non è tutto questo: o meglio, tutto questo è una minima parte degli strumenti a disposizione del Marketing.

Troppo spesso si tende anche a tradurlo semplicemente dall’inglese: mercatistica, mettere/piazzare sul mercato, fare “marchette”… Generando ulteriore confusione.


Il libro di Diegoli, come spiegato anche nel risvolto anteriore, si rivolge non solo agli aspiranti marketer, ma anche (e soprattutto) a “noi consumatori” e a chi ha una propria vaga idea personale di cosa sia il Marketing.


L’accezione che sottintende l’autore all’interno del libro, però, contribuisce a mio parere a creare o rafforzare quei pregiudizi e quelle idee parziali che moltissime persone hanno nei confronti del Marketing, o meglio, di quello che per loro rappresenta il Marketing.

Quante volte ad esempio sentiamo attribuire una connotazione negativa al termine? “Quel servizio non era granché; è stata solo un’operazione di marketing...”... “alla fine sono prodotti vecchi: è stata solo una trovata di marketing!”.


I casi raccontati e le tecniche analizzate e descritte molto bene nel corso del libro, non servono certamente a invertire questa tendenza; o comunque non si riesce a capire dove l’autore voglia andare a parare: lo scenario è analizzato e raccontato molto bene dal punto di vista privilegiato del mistery shopper esperto di vendita e di marketing, ma manca di una conclusione, di una presa di posizione precisa o di una morale anche solo accennata.

Mi viene quasi da pensare che Diegoli sia realmente giunto alla conclusione che “il marketing se ridotto ai minimi termini è una cinica, lucida, drammatica esplorazione dell’animo e della miseria umana”, come dispensato sempre nella già citata newsletter.

Personalmente, forse a causa del mio retroterra artistico/progettuale, sento di avere un’altra idea del Marketing, che non si riduce all’insieme di tecniche e meccanismi con cui Gianluca Diegoli e “i suoi compari cercano di venderci qualsiasi cosa” (riuscendoci alla fine molto spesso). Penso che il Marketing sia, o comunque debba essere, un insieme di arte e scienza, di creatività che prenda spunto e ispirazione dall’analisi dei dati e delle esigenze per guidare la progettazione, per creare e scambiare valore, bellezza e ben-essere.


Ok, forse mi sono lasciato prendere un po’ troppo la mano dalle definizioni e dall'analisi delle parole facendomi possedere, come spesso mi succede, dal morettiano spirito di Michele Apicella. (Per altro lo stesso protagonista di Palombella Rossa mi avrebbe preso ripetutamente a schiaffi per i tanti termini inglesi utilizzati in questo articolo).

Sicuramente la mia esperienza d’acquisto e consumo di "Svuota il carrello. Il Marketing spiegato benissimo" non è stata per niente negativa: ho apprezzato tanto i contenuti e l’impostazione da “manuale di autodifesa” e i numerosi spunti e nuovi argomenti da approfondire (magari durante il prossimo lockdown 😬).


Il libro mi ha aiutato a passare le ore in spiaggia in modo produttivo, anche se non ho raggiunto uno degli obiettivi per cui l’avevo comprato, ovvero innescare un dibattito al volo con qualche vicino di ombrellone incuriosito dalla grafica da detersivo della copertina ad opera di XxY Studio.

Però avrei evitato quel sottotitolo o la promessa contenuta nelle varie newsletter/teaser di un libro di marketing.

Perché comunque… le parole sono importanti!.




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