Poche chiacchiere e tanti voti: la top 21 sempre aggiornata delle mie serie tv preferite, viste su Netflix.
Note sui parametri di voto.
Storia: interesse dell’argomento; grado di cliffhangeritudine (serie come Dexter, Breaking Bad, Dallas o Twin Peaks, ad esempio, avrebbero il grado top); approfondimento dei personaggi; finale.
Dialoghi: dialoghi.
Cast: grado di azzeccatura nella scelta degli attori; interpretazione.
Design: logo della serie (fondamentale); grafica di titoli e credits; scenografia, costumi, dettagli estetici...
Sound: sigla iniziale (fondamentale) e soundtrack in generale.
Iniziamo con le schede (in ordine di media-voto).
1. BREAKING BAD
Ideatore: Vince Gilligan
Genere: black-drama/comedy
Lo ammetto: non avevo mai visto neanche mezzo episodio di Breaking Bad fino all'estate 2017, quando mi sono "fatto" tutte le 5 stagioni di questo capolavoro. Che dire? La storia, in estrema sintesi, è, come suggerisce il titolo, quella di un protagonista "buono" che pian piano diventa un vero bastardo... che però non puoi fare a meno di amare. Vince Gilligan si dimostra uno dei più clamorosi storyteller (come si diceva una volta) della storia della tv. Probabilmente una delle 3 serie tv più belle di sempre.
Top: la scelta delle tracce musicali è toppissima. Due scene su tutte: Mike Ehrmantraut che entra alla sua maniera nel magazzino del tizio cinese accompagnato dallo splendido inizio di "Shambala" dei Beastie Boys; Gale Boetticher che canticchia "Crapa pelada la fà i turtei".
2. GLOW
Ideatori: Liz Flahive, Carly Mensch Genere: commedia
Altra ambientazione eighties per questa storia ispirata alle "Gorgeous Ladies of Wrestling" (GLOW) nella Los Angeles del 1985. I punti di forza di questi 10 episodi di mezz'ora ciascuno sono la sceneggiatura molto ben scritta e la recitazione perfetta di tutto il cast. Sicuramente una delle migliori serie originali di Netflix di sempre.
Top: la camminata del ragazzo delle pizze su "Head Over Heels" dei Tears for Fears; Zoya la Destroya.
3. STRANGER THINGS
Ideatori: Duffer Brothers
Genere: fantascienza, horror-fantasy
Descritta come "una lettera d'amore ai classici degli anni ottanta che hanno affascinato una generazione", la serie ideata dai gemelli Duffer in effetti riesce a trasmettere le sensazioni dei classici di quel periodo: I Goonies, Indiana Jones, Carpenter, La Zona Morta, la sigla di Doctor Who, Stephen King, Stand by Me, E.T.
Insomma, "il miglior franchise anni ’80, non prodotto negli anni ’80".
Top: la colonna sonora; i continui riferimenti ai “classici” (la scena in cui Winona Ryder/Joyce chiede a tutti i dottori/scenziati di spiegarle cos’abbia suo figlio è la stessa del primo Esorcista); Undici; il logo in ITC Benguiat.
4. ARRESTED DEVELOPMENT
Ideatore: Mitchell Hurwitz
Genere: commedia
«Ecco a voi la storia di una facoltosa famiglia che perse tutto, e dell'unico figlio che aveva la possibilità di tenerla ancora unita.» Iniziava così ogni episodio di una delle serie tv più premiate degli anni 2000. Impossibile trovare un'altra commedia come questa nella storia delle serie tv.
Top: cast di livello altissimo sia per quanto riguarda tutti i personaggi principali, che quelli secondari ricorrenti o che compaiono solo per qualche episodio (Charlize Theron, Julia Louis-Dreyfus, Amy Poehler...).
5. BOJACK HORSEMAN
Ideatore: Raphael Bob-Waksberg Genere: sit-com, black-comedy
I primi episodi servono per entrare in questa realtà di uomini e animali che convivono a Hollywood; poi la serie inizia a decollare mantenendosi a livelli altissimi dalla seconda stagione in poi. BoJack Horseman è sicuramente la migliore serie animata degli ultimi anni. Se ti è piaciuto Flaked, in BoJack ritroverai lo stesso protagonista (sempre Will Arnett) loser dall'attitudine autodistruttiva e a tratti odioso. Il vero tratto distintivo della serie, però, è lo stile minimale, ma curatissimo in ogni dettaglio, con cui vengono tratteggiati tutti i personaggi.
Top: tre personaggi su tutti: Sarah Lynn, Miao Miao Pelosetto e Sextina Aquafina; la sigla iniziale (leggermente diversa per ogni stagione) è puro stile.
5. BETTER CALL SAUL
Ideatori: Vince Gilligan, Peter Gould
Genere: commedia drammatica / thriller procedurale
Il Vince Gilligan post-Breaking Bad (serie irraggiungibile da cui è tratto questo spin-off) si conferma un genio di enorme talento. Better Call Saul è la costruzione in 4 stagioni dei personaggi di Jimmy McGill alias Saul Goodman (l’avvocato di Walter “Eisenberg” White), Mike Ehrmantraut, Gustavo Fring & C. Certo, se hai amato Breaking Bad, te la gusti di più; ma è comunque una bellissima serie.
Top: la tecnica “cliffhanger” di Gilligan e Gould funziona sempre alla grande; interpretazione di Bob Odenkirk da Oscar delle serie TV.
6. DAREDEVIL
Ideatore: Drew Goddard
Genere: azione, supereroi, crime
Non il classico show di supereroi, ma più crime-story dark con personaggi raccontati, approfonditi e psicanalizzati splendidamente e ottimamente interpretati. Niente a che vedere con quella mezza cacata di film del 2003 con Ben Affleck.
Top: le scene di combattimento da solo e in coppia con Elektra; Vincent D’Onofrio/Kingpin; il costume, che all’inizio riprende un po’ la tutona nera del Daredevil di Frank Miller (L’uomo senza paura), per diventare poi il classico costume rosso con le corna alla fine della prima stagione.
6. COMEDIANS IN CARS GETTING COFFEE
Ideatore: Jerry Seinfeld
Genere: comedy talk-show
La vita fa schifo. Su questo penso che possiamo essere tutti d'accordo, giusto? Bene; allora i comici sono in assoluto fra le persone più importanti del pianeta. Ovviamente a patto che facciano veramente ridere (come la maggior parte di questi) e che ti portino in un mondo di cazzeggio che ti faccia dimenticare la vita schifosa di cui sopra.
Top: l'idea della serie (su Netflix suddivisa in 4 collezioni per un totale di 59 brevi episodi) è molto semplice: Jerry Seinfeld apre ogni episodio presentando un'automobile d'epoca con cui passa a prendere un altro suo "collega" per fare due chiacchiere in caffetteria. Automobile Top: la Corvette Stingray blu-argento del ’63 con cui Jerry entra alla Casa Bianca. PS Non essendoci una trama (e nemmeno un vero e proprio script) il voto per 'STORIA' si riferisce all'idea di base della serie.
7. MAKING A MURDERER
Ideatori: Laura Ricciardi, Moira Demos
Genere: documentario, true crime, procedural
Classico caso di realtà che supera la fantasia: i dieci episodi di un’ora ciascuno (frutto di ben 10 anni di riprese) sembrano studiati apposta a tavolino per incollare lo spettatore al divano e immergerlo in una realtà angosciante e ansiogena. Trattasi invece della storia vera di Steven Avery, cittadino di Manitowoc, Wisconsin rinchiuso ingiustamente in carcere per 18 anni e poi scarcerato.
Top: lo strano e continuo senso di incredulità; lo scenario di “personaggi” strepitosi; la clamorosa sigla di Gustavo Santaolalla.
8. FLAKED
Ideatori: Will Arnett, Marc Chappell Genere: commedia indie agrodolce
Non c'è una trama eclatante o ricca di colpi di scena, il ritmo è un po' incostante, l'umorismo non è folgorante. Flaked è da vedere perché ti fa immergere nell'atmosfera di Venice con la bellissima fotografia, la musica, le situazioni e gli stati d'animo dei suoi personaggi: una specie di Californication rallentata e anestetizzata dal vino della california.
Top: la sigla di apertura è di Stephen Malkmus, cantante dei Pavement, ed è Range Life (dello stesso gruppo nord californiano) che chiude la sequenza finale della seconda stagione.
9. THE HAUNTING OF HILL HOUSE
Ideatore: Mike Flanagan
Genere: horror
Ci sono horror che spaventano con rumori improvvisi e mostri che appaiono dal nulla e ci sono horror “alla Shyamalan”, che giocano su ombre, spazi oscuri, ambientazioni, suoni disturbanti e indecifrabili. The Haunting of Hill House appartiene a questa seconda tipologia: pochi attimi di tachicardia improvvisa (la scena con le due sorelle che litigano in macchina) contro tantissimi momenti dilatati di terrore paralizzante e brividi che salgono lungo la schiena.
Top: le varie apparizioni della donna dal collo storto.
10. BIG MOUTH
Ideatori: Nick Kroll, Andrew Goldberg, Jennifer Flackett, Mark Levin
Genere: commedia demenziale
Coming (nel vero senso) of Age di un gruppo di ragazzini delle scuole medie. Commedia di ricercata demenzialità, serie d’animazione per adulti sboccata, irriverente, schietta, audace e molto divertente. Originalissima rispetto ai "competitori" tipo i vari South Park, Griffin, ecc. Seconda stagione annunciata per il 2018.
Top: dai protagonisti principali o ricorrenti (il fantasma di Duke Ellington, il coach Steve) a quelli che compaiono in un solo episodio (il delfoncino, incrocio tra delfino e barboncino del gruppo di ragazzini ricchi di città), tutti i personaggi sono curatissimi e ben disegnati.
11. THE GET DOWN
Ideatore: Baz Luhrmann
Genere: hip-hopumentary
Questo colossal (120 milioni di dollari di budget) commedia/tragedia corale/musicale, risente nella prima parte della mano un po' kitsch di Baz Luhrmann: colori sgargianti, tanta (forse troppa) teatralità, tante (forse troppe) trame e sotto-trame. Questa serie, però, ha l'alto e importantissimo valore di rendere la musica la vera protagonista della storia.
Da consigliare a chiunque abbia una visione aperta e curiosa di quella musica e di quegli artisti che possono ritenersi "seminali". Visione da abbinare a "Hip-Hop Evolution", mini-serie documentario in 4 puntate che ripercorre la nascita e l'evoluzione del genere tra gli anni 70 e 90, mettendo in primo piano anche gli aspetti stilistico/tecnico/artigianali del lato prettamente musicale.
Top: le parti "fumettate" tipo Guerrieri della Notte; il pastello che segna il get-down; la presenza di Giancarlo Esposito (il mitico Gus Fring di Breaking Bad); i riferimenti a Gil Scott-Heron; la non-original soundtrack (CAN, Fatback Band, Curtis Mayfield, The Jimmy Castor Bunch…).
12. MARVEL'S JESSICA JONES (Stagione 1)
Ideatrice: Melissa Rosenberg
Genere: azione, supereroi, detective story
La serie dedicata alla supereroina Marvel è un mix di detective story dai toni noir, azione, storia di supereroi con superproblemi e thriller psicologico. Non è a livello del "fratello maggiore" Daredevil, ma è una bella ridefinizione del concetto di supereroe.
Top: non sono mai stato affascinato dal superpotere di controllare la mente, ma devo dire che dopo Kilgrave (super-villain e perno centrale della storia) mi sono dovuto ricredere.
12. THE PEOPLE V. OJ SIMPSON
Ideatori: Scott Alexander, Larry Karaszewski
Genere: crime, procedural
Con un po' di ritardo (la serie è apparsa in Italia nel 2016), ecco la scheda della famosa e pluripremiata miniserie di American Crime Story dedicata al caso di OJ Simpson. In Italia il processo alla famosa stella dei Buffalo Bills non ha certamente avuto la copertura mediatica statunitense dell'epoca e anche per questo la visione delle 10 puntate risulta veramente avvincente già per la sola trama e per i dettagli. Ottimi, come sempre, tutti gli attori. David Schwimmer nella parte di Robert Kardashian mi ha fatto venire voglia di tingermi il ciuffo di bianco.
Top: la puntata 8 è top soprattutto per due momenti resi di altissimo livello dalla scelta musicale (Sarah Paulson che spacca tutto sull'incedere di Natural One dei Folk Implosion e la giuria che entra in aula vestita di nero sulle strofe di Fight The Power dei Public Enemy).
12. TABULA RASA
Ideatori: Malin-Sarah Goozin, Veerle Baetens
Genere: psico-thriller un po’ horror
Ho letto qualche recensione su questa serie belga in cui ci si lamenta dei 3 principali colpi di scena ritenuti scontati. A me, sinceramente, non sono sembrati così scontati. Quello che dò per scontato è che in un thriller ci siano, per fortuna, dei colpi di scena funzionali e dei personaggi deus-ex-machina che risolvano la storia: non è che ci dobbiamo sempre sorbire per forza delle serie tv (vedi la tedesca Dark) dove alla fine non si capisce una benamata mazza!
Top: i titoli di testa sono forse i più belli visti ultimamente su Netflix; la scrittura e l’interpretazione del piromane è una spanna sopra gli altri personaggi.
12. LA CASA DI CARTA
Ideatore: Álex Pina
Genere: heist movie
Se ti metti a guardare le (prime) due stagioni (in realtà un’unica serie di episodi) di La Casa de Papel con il rigore scientifico da rompicoglioni, rischierai di non apprezzarne il semplice e puro divertimento. In pratica bisogna giustamente tralasciare tutte le cagate tipo la verosimiglianza delle situazioni, l’incoerenza di alcune relazioni tra i personaggi, la voce narrante, il montaggio analogico… e godersi lo spettacolo.
Top: il personaggio di Berlino e i continui e martellanti colpi di scena, seguiti dalle contromosse più o meno previste.
12. THE UMBRELLA ACADEMY
Ideatore: Steve Blackman
Genere: supereroi, sci-fi
L’omonimo fumetto di Gerard Way inizialmente sarebbe dovuto diventare un film prodotto dagli Universal Studios; invece è stato adattato in una commedia drammatica per la tv alla Wes Anderson, che si discosta dall’originale per la trama, mantenendone però il ritmo velocissimo e lo sviluppo della storia (o meglio, delle storie) e dei personaggi su più livelli che si intrecciano nel tempo.
Top: il personaggio di Klaus (interpretato dall’irlandese Robert Sheehan), la colonna sonora.
13. THE END OF THE FxxxING WORLD
Ideatore: Jonathan Entwistle
Genere: black-comedy
Ho visto solo poche pagine del fumetto di Charles Forsman su cui è basata la storia, ma mi sembra che l'adattamento sia stato fatto in modo intelligente e sicuramente riuscito, soprattutto nel cambio di ambientazione dall'America al Regno Unito. Il ritmo non è incalzante (come quello del fumetto composto da strisce dallo stile grafico essenziale e cartoonesco), ma proprio per questo aspetto, le improvvise accelerazioni nella sceneggiatura hanno un bell'impatto sugli 8 brevi episodi.
Top: la colonna sonora che non ti aspetti, firmata da Graham Coxon; il protagonista che sembra un giovanissimo Robert Smith magro.
13. MINDHUNTER
Ideatore: Joe Penhall
Genere: psycho-crime
Con un colpevolissimo ritardo, ecco la scheda di una delle serie Netflix più apprezzate dalla critica. La storia è basata sul libro "Mindhunter: La storia vera del primo cacciatore di serial killer americano". Le atmosfere e la narrazione, soprattutto nella prima stagione, possono ricordare Zodiac di David Fincher (regista e produttore della serie): una crime-story praticamente senza scene d’azione e incentrata tutta sui dialoghi e sulla psicologia di investigatori e criminali (i primi cosiddetti "assassini seriali" americani.
Top: le superbe interpretazioni dei serial killer, dal gigantesco Kemper (il "killer delle studentesse") a Berkowitz ("The son of Sam"), passando per Charles Manson (unico non-omicida tra gli intervistati dai protagonisti).
14. ERASED (LIVE ACTION)
Ideatori: Tomomi Ōkubo, Ten Shimoyama
Genere: thriller sci-fi
Rispetto alla versione anime (recensito più sotto con voto 7.3), l’adattamento live action del manga di Kei Sanbe è totalmente fedele alla storia originale nel lungo finale dilatato in più puntate. Gli attori sono molto bravi e credibili, sia gli adulti che soprattutto i loro omologhi bambini, tutti fighissimi. Impressionante la somiglianza delle ambientazioni con il manga e l’adattamento animato.
Top: i dialoghi originali hanno un fascino particolare che non avevo mai apprezzato in nessun’altra opera giapponese.
14. SQUID GAME
Ideatore: Hwang Dong-hyuk
Genere: k-drama Tutti a guardare e a lodare il “Gioco del Calamaro”; vendita delle Vans slip-on bianche (quelle indossate dai protagonisti) in aumento del 7.800%; complimenti anche da Jeff Bezos, il capo della concorrenza! C’è chi ha visto in questa bella serie coreana la solita critica alla dilagante indifferenza brutale della società e alla corruttibilità dell’animo umano e chi ne ha esaltato la violenza, “mai gratuita e volgare”. Per me questa prima stagione è uno show dal contenuto non proprio originalissimo (i giochi alla Hunger Games), ma che funziona benissimo, creando un sacco di tensione e tanta voglia di vedere una puntata dopo l’altra.
Top: i set dei vari giochi (toppissimo quello di «Un Due Tre Stella») e la narrazione del background dei protagonisti.
14. THE SANDMAN
Ideatori: Neil Gaiman, David Goyer, Allan Heinberg
Genere: fantasy-drama È sempre difficile giudicare una serie tv (o un film) tratto da un fumetto considerato da tutti (o quasi) un capolavoro. Personalmente non ho incontrato questa difficoltà, in quanto (e mi vergogno un po’ ad ammetterlo) non ho mai finito di leggere il fumetto originale di Neil Gaiman.
Questa trasposizione è anch’essa sicuramente un’opera d’arte, con alcuni difetti (su tutti, un risultato un po’ «antologico» e una certa lentezza di alcune parti), ma perfetta per stile e scrittura.
Top: il quinto episodio (quello della tavola calda) interpretato da un bravissimo David Thewlis (il Professor Lupin di Harry Potter).
15. FREAKS AND GEEKS
Ideatore: Paul Feig
Genere: teen-comedy
Tanto per cambiare, ecco una serie ambientata nel 1980 (ma in tempi non "sospetti") in un liceo americano frequentato da un gruppo di amici sfigati e da una cricca di freaks con problemi vari, tra i quali troviamo due esordienti della scuderia Apatow (produttore dello show): il duo Franco/Rogen. All'inizio non sembra di trovarsi di fronte ad una serie particolarmente interessante, innovativa o estremamente divertente; ma con il passare degli episodi si entra in sintonia con la squadra di personaggi, protagonisti e non, tutti interpretati in modo strepitoso.
Top: selezione musicale di ottimo livello (a partire dalla sigla di apertura di Joan Jett); l'effetto nostalgia, rispetto ad altre serie più recenti, è qui incentrato sull'interessantissimo scenario musicale tra i ’70 e gli ’80 e sulle commedie del periodo (Animal House, Bill Murray, Monty Python, 3 Cuori in Affitto...).
15. DERRY GIRLS
Ideatrice: Lisa McGee
Genere: commedia, sit-com
L’ambientazione è Irlanda del Nord di inizio anni ’90. Gli aspetti legati al contesto socio-politico-religioso di quegli anni, però, non sono centrali nello sviluppo delle storie; più che altro fanno da sottofondo alla commedia, recitata molto bene in un pressoché incomprensibile accento/lingua irlandese.
Top: la colonna sonora dell’epoca non è per niente scontata: la prima stagione, ad esempio, inizia e finisce con i Cranberries, ma in versione più dreamy/pop rispetto a Zombie&C.
15. SANPA - LUCI E TENEBRE DI SAN PATRIGNANO
Ideatore: Gianluca Neri
Genere: docu-drama
Il punto di forza di questa bella docu-serie sulla comunità di recupero di San Patrignano e sulla controversa figura di Vincenzo Muccioli si può trovare nel modo di raccontare di uno degli intervistati, Fabio Cantelli, ex ospite della comunità diventato poi responsabile delle pubbliche relazioni di San Patrignano. Gli interventi di Cantelli non esprimono mai un giudizio netto, non prendono posizione sugli aspetti morali, ma aprono delle domande in chi ascolta e guarda, stimolano riflessioni, inducono a farsi delle opinioni su tanti aspetti che vanno al di là del caso specifico.
In un periodo come quello che stiamo vivendo, in cui la comunicazione è sempre più retorica, superficiale, divisiva e polarizzata è proprio questo il valore aggiunto di questo lavoro molto ben realizzato: invitare ad ascoltare, a comprendere e accettare i vari punti di vista e a ragionare con la propria testa, senza schierarsi ciecamente da una parte o dall’altra.
Top: l’assenza di una voce narrante, molto spesso fastidiosa e fuorviante in opere come questa, è un altro punto a favore di SanPa, coerente con la “mission creativa” dei suoi ideatori e sceneggiatori.
16. 13
Ideatore: Brian Yorkey (dal romanzo 13 di Jay Asher)
Genere: teen drama
La storia del suicidio dell'adolescente Hannah Baker, narrata attraverso la sua voce registrata dalla stessa ragazza su 7 audiocassette destinate ai 13 personaggi ritenuti i motivi che l'hanno spinta a togliersi la vita. La serie è stata oggetto di controversie, e, in effetti, non è del tutto sbagliato dire che la costruzione della storia e alcune immagini, viste dagli occhi di un adolescente problematico, drogato e depresso, possano in un certo senso "romanticizzare il suicidio"... ma qui non si fanno chiacchiere.
Top: l'idea delle audiocassette non è male e il meccanismo dei 13 episodi ti fa venir voglia di seguire il racconto fino in fondo.
16. WET HOT AMERICAN SUMMER
Ideatori: Michael Showalter, David Wain
Genere: camp-comedy demenziale
La miniserie divisa in due stagioni ("First Day of Camp" del 2015 e "Ten Years Later" del 2017) è il prequel dell’omonimo film (diventato un piccolo cult) del 2001, ambientato all’interno di un camp estivo nel 1981 (tanto per cambiare). Trattasi di una parodia demenziale delle classiche commedie sexy per teenager, con attori quasi sconosciuti all'epoca del film, ma qui già più o meno famosi (Bradley Cooper, Paul Rudd, Amy Poehler, Jason Swartzman, Elizabeth Banks...).
Top: il cast; il tema musicale che apre ogni puntata dopo il breve prologo; la lattina parlante.
16. ERASED (ANIME)
Ideatori: Kei Sanbe (manga), A-1 Pictures (adattamento e animazione)
Genere: thriller sci-fi
Boku dake ga inai machi (“La città in cui io non ci sono”) è un manga di Kei Sanbe di qualche anno fa che non ho letto. Da questo lavoro sono stati tratti questi 12 episodi, un film e una serie live-action (in corso di recensione). Il comparto tecnico (colori, dettagli, animazioni) della serie animata sono di altissimo livello; solo il finale è forse un po’ scontato ed eccessivamente sbrigativo. Trattasi comunque di ottimo intrattenimento, con un buon ritmo (molto raro nel mondo dell’animazione giapponese) e che fa anche riflettere.
Top: la sigla iniziale J-pop e il tema finale strappalacrima; il virtuosismo estetico dei momenti di “revival” del protagonista.
16. RUSSIAN DOLL
Ideatrici: Natasha Lyonne, Amy Poehler, Leslye Headland
Genere: black comedy
La trama (da Wikipedia: “Una donna viene catturata in un loop misterioso, ritornando ripetutamente alla festa del suo 36° compleanno, dopo bizzarre morti che la coinvolgono”) non è proprio originalissima, ma questa serie non assomiglia comunque a niente di già visto; soprattutto grazie alla mattatrice Natasha Lyonne. C’è però anche qualche difetto (ad esempio la caratterizzazione limitata dei personaggi comprimari) in questa che è stata definita (forse un po’ esageratamente) un capolavoro.
Top: l’interpretazione della protagonista, il tema musicale e la lunghezza, o meglio “cortezza” di serie e puntate.
16. THE LAST DANCE
Ideatore: Michael Tollin
Genere: docu-serie sportiva
Qualcuno ha colto un lato metacinematografico nella serie distribuita da Netflix, paragonando la storia della piattaforma di streaming americana alla franchigia NBA, entrambe costruite dal nulla per vincere in un mondo dominato da colossi ben più blasonati. The Last Dance è il “classico” documentario Netflix che segue però le regole del film sportivo con una buona dose di tensione, approfondimenti sui personaggi e l’intreccio di storie, con una trama avvincente soprattutto per chi non conosce le vicende raccontate dalla voce di Michael Jordan & C.
Top: il look di Dennis “The Worm” Rodman; le frecciatine alla NBA degli ultimi anni; una colonna sonora quasi perfetta che spazia da Prince ad Alan Parson Project passando dai grandi nomi dell’hip-hop di quegli anni (Eric B. & Rakim, Beastie Boys, Tribe Called Quest, KRS-One, Kool Moe Dee...).
17. AFTER LIFE
Ideatore: Ricky Gervais
Genere: black comedy
One-man-show di Ricky Gervais, sceneggiatore, attore, regista e produttore esecutivo, che in questa miniserie (6 episodi da 25-30 minuti) mostra alcuni lati nuovi del suo “personaggio”. Lo show ha ricevuto critiche e recensioni discordanti, soprattutto a causa della regia un po’ troppo "minimal" e della virata “buonista” del talentuoso show-runner britannico. Noi, invece, abbiamo trovato il personaggio di Tony/Ricky, cinico, cattivo e divertente come al solito, ma con una nuova e interessante vena triste che nel finale ha la pretesa di far riflettere sul tema della morte e sulla ricerca di un personale senso della vita.
Top: Ricky Gervais e il format della miniserie, ultimamente molto apprezzato.
17. DRACULA
Ideatori: Steven Moffat, Mark Gatiss
Genere: horror/fantasy
Diciamo subito che sicuramente vale la pena di vedere la miniserie (3 episodi da 90 minuti): una lettura del romanzo di Bram Stoker ricca di spunti interessanti, divertente, ironica e con una marcia in più data dall’interpretazione dell’attore danese Claes Bang.
Il terzo episodio, però, risulta un po’ troppo slegato dagli altri due. Senza fare nessuno spoiler molesto, si può dire che il cambiamento di ritmo, struttura e contesto dell'episodio finale risulti troppo brusco e la carne al fuoco (e al sangue) probabilmente sia un po’ troppa: con il solo materiale contenuto nell’ultima ora e mezza, si sarebbe potuta fare un’intera stagione.
Top: l’interpretazione del Conte si rifà ai modelli classici (Christopher Lee, Bela Lugosi), ma è al contempo moderna; interessante la rilettura del testo originale e dei personaggi.
17. THE ENGLISH GAME
Ideatore: Julian Fellowes
Genere: storico/sportivo
Eh sì, ogni tanto è bello vedere anche qualcosa come questa mini-serie sugli albori di quello che diventerà il calcio professionistico inglese e mondiale. In realtà l’aspetto tecnico-calcistico è la cornice di un quadro che racconta la società inglese di fine ottocento: “The English Game” non è un documentario sul “giuoco della palla” (come dimostrato anche dalle licenze narrative delle inesattezze storiche), ma una serie elegante (a partire dalle divise dei vari club), scritta e recitata molto bene e apprezzabile anche da un pubblico che neanche sa cosa sia la FA Cup.
Top: in un proliferare di serie-tv caciarone e “markettare”, eccone una edificante e dallo stile impeccabile.
18. NELLA MENTE DI UN KILLER: AARON HERNANDEZ.
Regista: Geno McDermott
Genere: docuserie crime
Aaron Hernandez è stato un giocatore di football nella NFL. Insieme a Rob Gronkowski ha costituito la devastante coppia di tight-end dei New England Patriots tra il 2010 e il 2012. Il 19 aprile del 2017, all’età di 27 anni, fu trovato morto, appeso con le lenzuola alla finestra della cella nel carcere dove stava scontando una pena di omicidio, 5 giorni dopo essere stato assolto da una seconda accusa di duplice omicidio. Nelle tre parti in cui è divisa la mini-docuserie, si cerca di ricostruire la vicenda cercando di far luce sulle (tante) possibili motivazioni alla base del comportamento e delle scelte di questo immenso talento sprecato.
Top: vengono affrontati diversi temi scottanti nel mondo del football professionistico americano (CTE, omo e bi-sessualità, competitività estrema, doping…) in modo freddo e oggettivo, senza giudicare e senza falsi moralismi.
18. THE SERPENT
Ideatore: Mammoth Screen
Genere: thrillergiallodrammaticotuttoattaccato
The Serpent è prima di tutto una miniserie, e questo, come ripetiamo spesso, è sempre un grande pregio all’interno di un’offerta di titoli così ampia come quella di tutte le piattaforme di streaming. Oltre a questo, è sicuramente anche un piacevole prodotto di intrattenimento, più che "semplice" biopic.
Però non abbiamo proprio capito due aspetti: la funzionalità dei continui flashback/flash forward (che alla lunga rompono un po’ le balle) ed il perché di tutta quella enorme quantità di sigarette fumate!
Top: i costumi, la ricostruzione degli ambienti e delle località, l’interpretazione.
19. OZARK (1° Stagione)
Ideatori: Bill Dubuque, Mark Williams
Genere: family-drama crime un po' pulp
Diciamolo subito: i tanti paragoni che abbiamo letto con Breaking Bad (bestemmia!) o Fargo, sono veramente tirati per i capelli. Mancano la vena ironica, il cinismo, il tono veramente pulp e soprattutto l'eccellenza che distingue un capolavoro da un prodotto discreto. Gli attori sono bravi (soprattutto la giovane Julia Garner), ma sinceramente non capisco la recitazione di Jason Bateman (l'ottimo Michael Bluth di Arrested Development), sempre monotona e grigia (come la fotografia) in ogni situazione. Aspettiamo la seconda stagione... forse.
Top: l'unica cosa abbastanza fica è il design delle quattro icone che appaiono all'inizio di ogni episodio e pre-annunciano in qualche modo i contenuti.
19. DEVILMAN CRYBABY
Ideatori: Go Nagai, Ichiro Okuchi
Genere: anime horror/splatter soprannaturale
Confesso di non aver letto il manga capolavoro del maestro Go Nagai e mi ricordo molto vagamente la serie tv trasmessa in Italia nei primi anni ’80 (una mezza cagata); però devo ammettere che la serie originale di Netflix è sicuramente interessante e coraggiosa. Certamente non è un prodotto adatto a tutti: a volte è volutamente disgustosa e disturbante, il protagonista continua a piangere e sinceramente non ho capito bene il perché dell’ambientazione nel mondo dell’atletica... però il finale è notevole.
Top: il finale clamoroso; la sigla iniziale e la colonna sonora in generale.
20. LIVING WITH YOURSELF
Ideatore: Timothy Greenberg
Genere: black comedy
Il non originalissimo tema della clonazione viene declinato in un’interessante riflessione sulla coppia e sull’amore in questa serie che si regge quasi tutta sull’interpretazione di Phil Rudd. Gli 8 episodi di breve durata favoriscono il binge-watching di questa prima stagione.
Top: Phil Rudd è molto bravo nel caratterizzare entrambi i protagonisti con pochi dettagli; interessanti gli intrecci temporali tra i vari episodi.
20. SPACE FORCE
Ideatori: Greg Daniels, Steve Carell
Genere: commedia
Che dire di Space Force…? Che Steve Carell e John Malkovich sono due grandissimi attori! Questa prima stagione non parte benissimo: le prime puntate fanno un po’ fatica a “decollare” e molte battute non funzionano un granchè, ma tenendo duro e proseguendo con la visione, le parti divertenti aumentano, la comicità si fa più demenziale e coraggiosa e, in sostanza, si ride di gusto.
Top: l’ironia sulla vicenda reale da cui prende spunto la serie e la presa per il culo dei relativi protagonisti (il Presidente, la first Lady) e dello scenario americano (fake news e perversioni varie); oltre ai due protagonisti principali, viene fuori molto bene il personaggio di Tony Scarapiducci, responsabile della comunicazione interpretato molto bene da Ben Schwartz.
20. COBRA KAI
Ideatori: Jon Hurwitz, Hayden Schlossberg, Josh Heald
Genere: commedia sportiva
Alla fine il problema di “Karate Kid - Per vincere domani” era che Daniel Larusso un po’ stava sul cazzo: l’ho sempre trovato un personaggio un po’ insulso e per me il vero protagonista del film era ovviamente il Maestro Kesuke Miyagi, il mitico Arnold di Happy Days. Per questo motivo uno degli aspetti più apprezzati di questa serie tv (prima stagione andata “in onda” due anni fa su YouTube e distribuita ora da Netflix) è sicuramente la rilettura del “nemico” Johnny Lawrence, personaggio loser che suscita maggiore empatia rispetto al borioso Daniel San.
Top: gli sviluppi della trama e lo schema narrativo fatto di continui rimandi e flashback, seppure a volte troppo prevedibili, riescono a divertire chi ha bene in mente le scene e le battute del film cult dell’84, grazie anche ad una maggiore dose di humor.
20. LAVORO A MANO ARMATA
Ideatori: Gilles de Verdière e Ziad Doueiri
Genere: thriller drammatico, ma anche legal e un po’ prison…
La miniserie con protagonista il mitico Eric Cantona, prende spunto da una storia di cronaca (il falso sequestro di alcuni dirigenti di France Télévisions nel 2005), sviluppando però il prima e il dopo e toccando diversi temi e generi, dal dramma sociale alla Ken Loach al legal-thriller, mantenendo costante la tensione e l’interesse da una puntata all’altra.
Top: Cantona ha una monoespressione costante per tutti i 6 episodi, ma è bravissimo e verosimile nell’interpretazione del personaggio, anche perché probabilmente non avrà avuto particolari problemi ad entrare nella parte del tipo burrascoso e violento.
21. EL VECINO
Ideatori: Miguel Esteban, Raúl Navarro
Genere: superhero comedy
Serie spagnola tratta da un omonimo fumetto (anch’esso spagnolo), ben scritta, con dialoghi divertenti e molto ben recitata. Lo spunto iniziale potrebbe richiamare Lanterna Verde (il Guardiano Galattico che trasferisce i suoi poteri al “prescelto” terrestre), ma vira subito in direzione Ralph Supermaxieroe (il dono alieno di un costume e di enormi poteri, ma senza il libretto di istruzioni), con tutte le conseguenti situazioni umoristiche che, presumibilmente, continueranno in una seconda stagione.
Top: la lingua originale rende il ritmo degli episodi ancora più frenetico; ottimo il cast e l’affiatamento tra le coppie di attori che si formano durante i primi dieci brevi episodi.