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Immagine del redattoreRiccardo Urso

Polarizza et Impera: DDL Zan, Fedez e disinformazione social.

Aggiornamento: 22 mag 2021

Piccola introduzione (che fa sempre bene alla SEO)...

In questo brevissimo articolo, come si può intuire dal titolo, si prenderà spunto dalle recenti polemiche in merito al disegno legge contro l’omotransfobia (più comunemente noto come DDL Zan), per tornare sul tema della polarizzazione dell’informazione: un modello di comunicazione win-win stra-utilizzato dalla propaganda politica e molto vantaggioso per i social media che distribuiscono contenuti gratuiti in grado di generare enormi quantità di preziosissimi dati.


copertina del post polarizza et impera rickypedia.cloud

La minaccia esistenziale per la nostra società non è "la tecnologia", ma è la parte peggiore della società. E sono proprio alcune applicazioni della tecnologia (Internet, i social, gli algoritmi...) ad essere le più abili a tirar fuori il peggio dalla società.

Con questa riflessione si concludeva l’intervista a Tristan Harris, ex designer etico di Google, nella parte finale di The Social Dilemma, film di cui si è discusso tanto, presentato al Sundance Festival nel gennaio del 2020.

(Se ti interessa, qui puoi leggere alcune mie riflessioni sul film).

Uno dei grandi temi affrontati in quel film è sicuramente quello della polarizzazione della comunicazione.

Siamo passati dall’era dell’informazione del secolo scorso, a quella della disinformazione attuale. Ed è proprio da questa costante disinformazione, dalle informazioni drogate e volutamente polarizzate, che traggono vantaggio sia i movimenti e i personaggi politici definiti populisti, che l’intelligenza artificiale, la quale guida l’analisi dei dati per aumentare il vantaggio competitivo delle principali piattaforme di distribuzione di contenuti, in un giro vizioso ed autoalimentato.


Durante l'ultimo anno abbiamo potuto assistere a infiniti esempi di questa attitudine alla polarizzazione dell’informazione, quasi sempre a scopo di propaganda politica, con l’unico evidente obiettivo di ampliare la visibilità, la base di follower e i consensi.


E così ogni occasione è risultata valida per generare contenuti che dividessero, favorissero i commenti immediati e le discussioni superficiali, creassero continui segmenti di pubblico, etichette e categorie contrapposte in modo netto: no-vax/pro-vax, negazionisti/covidioti, fascistoidi/sinistri, amici di Fedez vs. amici di Pillon...

L’ultimo clamoroso esempio riguarda proprio il caos comunicativo nato attorno al DDL Zan, accelerato ed elevato a status di trend topic dalle parole di Fedez durante il "Concertone del Primo Maggio".


Personalmente ho ritenuto fuori contesto e anche un po’ ipocrita quell’intervento in quell’occasione. La scelta poi di pubblicare la telefonata con i dirigenti Rai, dandogli tutta quella enfasi, è stato secondo me un clamoroso errore strategico, in quanto ha permesso di spostare il focus della discussione e delle polemiche su tutt’altro: un asservimento della comunicazione pubblica alla politica, che non è certo una novità o uno scoop giornalistico del rapper (?) marito di Chiara Ferragni.

Le parole di Fedez, invece, avrebbero potuto e dovuto stimolare una discussione ben più costruttiva ed aperta, ad esempio sulla presa di coscienza da parte di tutti che esista ancora oggi nel nostro Paese un’ignoranza enciclopedica sui temi al centro del disegno di legge Zan.

Qualche giorno fa mia figlia ha discusso a scuola con un suo compagno di classe, il quale aveva detto che lui “se incontra in giro un gay, lo picchia”.

Questo dovrebbe far capire come l’istituzione della giornata contro l’omofobia prevista da quel DDL e le relative attività di sensibilizzazione all’interno del mondo dell’educazione scolastica, magari potrebbero evitare che domani un ragazzino pesti per strada un altro ragazzino perché omosessuale.

Invece si discute e si commenta (tanto) sui social a proposito del rischio che nelle scuole, "all’insaputa dei genitori", gruppi di drag-queen costringano gli studenti a “mettersi il rossetto” spingendoli a “comportarsi da donna”, come ho sentito dire al simpatico senatore Pillon; oppure a sorbirsi dei "laboratori di pedofilia", come si può apprendere leggendo migliaia di commenti ignoranti su Facebook.


Estratto di un commento sul DDL Zan su Facebook
Estratto di uno dei tanti commenti degli ultimi giorni

L’iter di questo benedetto DDL Zan ha origine tre anni fa ed è interessante notare come sia già stato rivisto, modificato, condiviso e migliorato in tutto questo tempo... Fino a quando non si è arrivati alla polarizzazione e allo scontro da parte delle bandiere di una o dell’altra parte politica.


Ragionando in termini di dialogo costruttivo e bene comune (come mi piacerebbe avvenisse anche in politica), ci sono forse ancora dei punti da chiarire ulteriormente in quel disegno di legge.


Ad esempio, da quello che ho potuto leggere e ascoltare da personaggi un po’ più pacati e imparziali di Pillon e sicuramente molto più competenti di Fedez in materia di Diritto Parlamentare, ci sarebbero probabilmente da chiarire maggiormente, nei testi della futura legge, i confini tra le condotte discriminatorie.

Ma capisco benissimo che discutere di contenuti specifici e aspetti tecnici costringa ad approfondire gli argomenti, imparare, essere disposti allo scambio di idee. E tutto ciò sicuramente non interessa alla maggio parte delle persone che affollano Facebook, né tantomeno interessa agli stessi Facebook, Google o YouTube, per i motivi di cui sopra.

Molto più facile e vantaggioso per tutti, invece, parlare di "uteri in affitto", "tacchini che cambiano sesso" o della minaccia della "teoria gender" nelle scuole...

Che poi non ho ancora capito: ma che cazzo sarebbe la “teoria gender”?

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